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Il Daimon

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Nella trilogia di romanzi fantastici di Philip Pullman "Queste oscure materie" (di cui il primo capitolo è "La bussola d'oro"), un Daimon è la manifestazione fisica dell'anima di un individuo, sotto forma di animale che lo accompagna sempre.
Molte caratteristiche del Daimon corrispondono ad idee formulate nell'ambito di diverse culture, mentre l'origine del termine e l'idea stessa deriva dal Daimon socratico. Infatti già Socrate aveva ipotizzato l'esistenza di uno spirito guida (in greco "Daimon" vuol dire "spirito", una sorta di angelo custode precristiano).
Così come nel film Pan infatti si comporta come guida etica di Lyra, allo stesso modo il Daimon era per Socrate, la coscienza intima dell'uomo.
Questo spirito accompagnerebbe ogni individuo durante tutto il corso della vita, lo proteggerebbe e lo consiglierebbe nei momenti difficili.

Prima della nascita, l'anima di ciascuno di noi sceglie un'immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un Daimon, che è unico e tipico nostro.
Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti.
È il Daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino. 

 

Secondo Plotino (205-270 d.C.), il maggiore dei filosofi neoplatinici, noi ci siamo scelti il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all'anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità. 
Come a dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori, che magari adesso vorrei ripudiare, è stata scelta direttamente dalla mia anima e se ora la scelta mi sembra incomprensibile è perché ho dimenticato.

 

Bisogna prestare particolare attenzione all'infanzia per cogliere i primi segni del Daimon all'opera per afferrare le sue intenzioni e non bloccargli la strada.
Le altre conseguenze pratiche vengono da sé: riconoscere la vocazione come un dato fondamentale dell'esistenza umana; allineare la nostra vita su di essa;
trovare il buon senso di capire che gli accidenti della vita fanno parte del disegno dell'immagine, sono necessari a esso e contribuiscono a realizzarlo.

Ciascuna vita è formata dalla propria "immagine", unica e irripetibile, un'immagine che è l'essenza di quella vita e che la chiama a un destino.
In quanto forza del fato, l'immagine ci fa da nostro genio personale, da compagno e da guida memore della nostra vocazione.

 

Il Daimon svolge la sua funzione di "promemoria" in molti modi. 
Ci motiva.
Ci protegge.
Inventa e insiste con ostinata fedeltà.
Si oppone alla ragionevolezza facile ai compromessi e spesso obbliga il suo padrone alla devianza e alla bizzarria, specialmente quando si sente trascurato o contrastato.
Offre conforto e può ospitarci nel suo guscio.
Può far ammalare il corpo.
Possiede affinità con il mito, giacché lui stesso è un essere del mito, e pensa in forma mitica.

 

Il Daimon è dotato di una prescienza, non ha il potere di manipolare gli eventi per conformarli all'immagine e adempiere la vocazione.
La sua prescienza, dunque, non è perfetta ma limitata, riguarda piuttosto il senso generale della vita in cui si incarna. 

 

Inoltre il Daimon è immortale, nel senso che non ci lascia mai.
C'entra molto con i sentimenti di unicità, di grandezza e con l'inquietudine del cuore, con la sua impazienza, la sua insoddisfazione, i suoi struggimenti. 
Ha bisogno della sua parte di debolezza.
È lento ad ancorarsi e svelto a volare. 
Si sente insieme esule sulla terra e partecipe dell'armonia del cosmo.

 

Le immagini e le metafore sono la sua lingua madre, innata, la stessa che costituisce la base poetica della mente e rende possibile la comunicazione con tutti gli uomini e tutte le cose.

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